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Visita al complesso monumentale del Forte di Bard

Venerdì 28 agosto assieme ai candidati per le elezioni regionali in Valle D’Aosta Marialice Boldi, Paolo Sammaritani, Nicoletta Spelgatti, Stefano Aggravi e Dennis Brunod sono stato in visita al magnifico complesso monumentale del Forte di Bard, uno dei migliori esempi di fortezza di sbarramento di primo Ottocento. Ripercorro di seguito la mia visita e una breve storia di questo affasciante luogo che risale fino all'epoca preromana.


La particolare posizione del Forte situato sulla cima di un promontorio roccioso appare subito affascinante e permette di dominare dall’altro l’intero borgo di Bard: un tipico villaggio di attraversamento nato lungo la strada di epoca romana, tracciato compreso nella Via Consolare delle Gallie, in un paesaggio caratterizzato da vigneti terrazzati e alte pareti rocciose; in questo tratto si conservano impontenti resti archeologici e parti di abitazioni romane sono ancora oggi visibili nelle cantine di alcuni edifici medievali.


Il complesso permette di controllare, oltre al borgo, anche la valle della Dora Baltea che si stringe fino a formare una gola che, nei secoli, ha marcato uno dei confini culturali, politici e religiosi della Valle d'Aosta. Data la posizione strategica per il controllo dei transiti, l’altura di Bard dovette essere fortificata fin dall’epoca preromana. La presenza delle prime opere di difesa è documentata fin dal VI secolo in epoca Tardo Antica ma è nel 1034 che questo fortilizio, grazie alla sua posizione strategica, venne definito Inexpugnabile oppidum soggetto al dominio dei Signori di Aosta, successivamente occupato dalla signoria feudale dei Bard vassalli del vescovado di Aosta per passare infine, nel 1242, ad Amedeo IV di Savoia che piazzò nel castello un’imponente guarnigione, tra le più importanti dello Stato sabaudo.



In epoca moderna grazie alla particolare posizione geografica le difese e il castello di Bard vennero più volte consolidate e potenziate, nelle strutture difensive, per rispondere meglio all’evoluzione delle armi d’assedio dopo l’invenzione delle polvere da sparo, riuscendo in molte occasioni ad ostacolare la discesa in Italia degli eserciti francesi. Tra il 1661 e il 1704 il Forte di Bard rappresentava un avamposto militare strategico per difendere i territori piemontesi dalla discesa delle truppe d’Oltralpe durante la Guerra di successione Spagnola riuscendo a resistere, nel 1704 con le truppe del duca Vittorio Amedeo II, all’esercito francese.


L’episodio militare più famoso avvenne però nell’anno 1800 in cui il Forte fu teatro dello storico assedio in cui la guarnigione autro-piemontese resistette per giorni ai 40.000 uomini di Napoleone Bonaparte il quale, per vendetta, decise di radere al suolo il Vilan castel de Bard per eliminare il complesso difensivo antifrancese che aveva causato una grande e inaspettata resistenza. Testimonianze di quell’evento bellico sono ancora presenti sulle facciate di alcuni edifici storici e nelle parole di Stendhal, all’epoca al seguito dell’Armée de Reserve di Napoleone, che descrisse come inizialmente il Forte resse efficacemente all’attacco dell’imponente artiglieria francese.


Superata l’epoca napoleonica il duca di Savoia Carlo Felice, nel timore di nuove possibili aggressioni francesi, decise, nel 1827, di avviare la ricostruzione dell’intero complesso fortificato, guastato da Napoleone, secondo criteri più moderni realizzando tre corpi di fabbrica disposti su piani differenti tra i 400 e i 467 metri: il più basso l’Opera Ferdinando, quello mediano l’Opera Vittorio e il più alto l’Opera Carlo Alberto per un totale di ben 283 locali. Il progetto di rifacimento venne affidato all’ingegnere Antonio Olivero e la supervisione a Camillo Benso Conte di Cavour, i lavori terminarono nel 1838. Già alla fine del XIX secolo però il Forte, ormai privo di interesse strategico rilevante, si avviò al declino e fu adibito a carcere militare e, fino al 1975, utilizzato come polveriera e deposito di munizioni dell’Esercito Italiano.



Solo nel 1990 la Regione Autonoma Valle D’Aosta acquisì il complesso promuovendo il recupero del Forte e il rilancio del borgo medievale grazie anche al contributo finanziario del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e del Fondo di Rotazione Statale nell’ambito della riconversione delle aree in declino industriale.


Oggi il complesso del Forte di Bard è un importante polo culturale nelle Alpi Occidentali: ospita al suo interno spazi museali e servizi innovativi per integrare la tradizione e la conoscenza storica del territorio con le finalità educative proprie di un parco tematico.


I grandi spazi presenti accolgono: il “Museo delle Alpi” collocato al primo piano dell’Opera Carlo Alberto, principale corpo di fabbrica della fortezza, uno spazio all’avanguardia che racconta la montagna “vissuta” e trasformata dalla mano dell’uomo. Grazie a ricostruzioni e giochi multimediali per educare e immergersi nella cultura alpina e delle civiltà che l’hanno popolata. Sempre all’interno dell’Opera Carlo Alberto sono custodite le “Prigioni del Forte” che guidano il visitatore alla scoperta della storia del sito militare attraverso filmati, documenti e ricostruzioni 3D per conoscere l’evoluzione architettonica della fortezza e scoprire i personaggi che ne hanno segnato i principali avvenimenti storici.


Il percorso prosegue con la sezione dedicata al “Museo delle Fortificazioni” allestito all’interno dell’Opera Ferdinando Superiore dove è illustrato il progredire delle tecniche di difesa e delle soluzioni architettoniche adottate nel corso dei secoli, dall’epoca romana all’Ottocento, fino al progressivo abbandono delle fortezze, dovuto all’avvento delle nuove tecniche belliche nel Novecento. Nell’Opera Ferdinando inferiore è presente invece il “Museo delle Frontiere” centrato sull’evoluzione, da un punto di vista storico, culturale e geopolitico del concetto di frontiera nelle diverse epoche.


Infine il museo “Le Alpi dei Ragazzi” uno spazio ludico-didattico di avvicinamento alla montagna e all’alpinismo, percorso strettamente correlato al “Museo delle Alpi” per conoscere da vicino la montagna e imparare ad affrontarla.






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