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Seminario Unimont “Segnali di futuro e divari da ricomporre”. La Strategia Nazionale Aree Interne.

In questo approfondimento riassumo l’intervento che ho tenuto al seminario promosso dall’Università della Montagna - Unimont intitolato “Segnali di futuro e divari da ricomporre” di martedì 29 giugno, dove ho fatto il punto sulla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI).


Nell’ambito della politica regionale di coesione per il ciclo 2014-2020, particolare attenzione – quale strumento per lo sviluppo dell’intero Paese – è stata posta alle c.d. “Aree Interne”. Il progetto è finalizzato a contribuire al processo di riorganizzazione dei servizi pubblici sul territorio delle Aree Interne del Paese, garantendo l’individuazione di modelli di gestione efficaci e coerenti con le esigenze dei territori. Il progetto ha l’obiettivo di supportare il Comitato Tecnico Aree Interne e, attraverso questo, gli Enti locali coinvolti nel processo di nascita e/o consolidamento di forme di governo e gestione integrate dei servizi pubblici locali comunali nelle 72 aree interne individuate.


A questo Strategia va riconosciuto il merito di aver tentuto conto delle reali necessità delle aree periferiche del nostro territorio montano, sia dal punto di vista giuridico che amministrativo. L’importante lavoro svolto va però portato a compimento, la SNAI non è riuscita a produrre una definizione completa e chiara per i territori montani e tutte le distinzioni che vi sono al proprio interno.



Le innovzione all’interno della SNAI sono state condivise e sono tuttora condivisibili, ma bisogna ora evolvere il concetto: serve una Strategia per le Aree Montane, e non solo una generica per le Aree Interne, identificabile con i territori montani partendo dalla legge n.991 del 1952 che definiva i Comuni di Montagna semplicemente quelli situati per almeno l’80% del territorio al di sopra dei 600 metri di altezza. Questa oggi è una definizione limitativa che non tiene conto di tutti gli aspetti geografici e sociali delle terre Alte, il modo di concepire la montagna da allora è molto cambiato.


La nuova attenzione del Governo a quelle che sono le aree montane è un dato molto positivo in virtù del Recovery Fund, risorse importanti per concretizzare riforme strutturali che al Paese mancano da troppo tempo quali: giustizia, pubblica amministrazione, scuola, infrastrutture (che non sono solo strade ma anche connessioni energetiche e digitali) di cui spesso la montagna soffre ancora un grande divario. A livello europeo stanno giungendo alla Commissione Ue i piani dei Paesi membri, l’Italia sarà lo Stato che riceverà la quantità maggiore di risorse (a prestito e a fondo perduto) ma sarà anche lo Stato che dovrà farsi carico di un maggior piano di riforme. Il Recovery Fund non sarà la risoluzione del problema ma la scintila necessaria per far ripartire il motore e ricondurre il Paese a competere al massimo livello.


Tra le priorità dei territori montani vi è anche la necessità di fare ordine sulla questione normativa e portare una maggiore chiarezza amministrativa sui piani di governo, sia regionale che provinciale, a partire dalle province con specificità montana: Verbano-Cusio-Ossola, Sondrio e Belluno. Da qui l’avvio per dare dignità amministrativa alle entità montane, delle quali si è riscoperta l’importanza durante la pandemia. Serve infine una nuova capacità ricettiva per i lavoratori e per l’intero tessuto produttivo, è necessario sviluppare una nuova filosofia per concepire la montagna non come territorio disagiato da sovvenzionare con i sussidi ma riconoscere la specificità del lavoro delle Comunità, quale tutela e mantenimento di un territorio che altrienti sarebbe abbandonato.



La montagna chiede dignità e non sussidi, prima di entrare nei tecnicismi serve un cambio di mentalità per un nuovo approccio alle Terre Alte. Le popolazioni montane sono capaci di far fronte a qualsiasi ostilità che la natura gli mette di fronte, sono quindi convinto che da qui si avvierà un percorso virtuoso per ridare diginità, specialmente amministrativa, alla montagna che è il primo tasselo per far ripartire i nostri territori.

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