Nel marzo 2021, al fine di raggiungere la trasformazione digitale dell'Europa entro il 2030, la Commissione propone un quadro di governance chiamato “Digital Compass” che include un meccanismo di cooperazione annuale tra la Commissione e gli Stati membri.
Difatti, la Commissione ha istituito un sistema di monitoraggio al fine di misurare i progressi compiuti verso ciascuno degli obiettivi preposti. Tra gli strumenti a garanzia di tale processo segnaliamo ad esempio il DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società). Si tratta di un percorso per il decennio digitale che si basa su una bussola digitale orientata su 4 punti cardinali che sono: competenze (skills), Amministrazione pubblica (Government), infrastrutture (infrastructures), business.
Tra le macroaree interessate troviamo: il 5G, il calcolo ad alte prestazioni, la comunicazione quantistica sicura, la pubblica amministrazione, la blockchain, i poli dell'innovazione digitale e le competenze digitali.
Il NGEU prevede che il 20% del budget sia destinato alla trasformazione digitale. Nel caso dell’Italia, questa cifra è di circa 40 miliardi ma, la cifra sarà considerevolmente superiore se includiamo anche le misure che riguardano interventi parzialmente digitali, quali ad esempio interventi di digitalizzazione e sensorizzazione di strade e infrastrutture critiche o gli investimenti sulla sanità territoriale e la telemedicina o relativi alla formazione di competenze digitali per cittadini e lavoratori pubblici e privati.
La Digital Compass Vision si traduce in Italia secondo il PNRR in 6 punti:
Banda ultra-larga. Ammodernare ed estendere le infrastrutture digitali su tutto il territorio nazionale in maniera uniforme, per garantire che l’evoluzione tecnologica vada di pari passo con l’inclusione sociale e territoriale.
Digitalizzazione della PA. La transizione digitale del Paese si avvalga delle opportunità che sorgono dalla tecnologia cloud computing. (Il cloud spazio di archiviazione e servizi - oggi ancora poco adottato dalla PA).
Open data e open government. I dati trattati dalla pubblica amministrazione possano essere utilizzati facilmente dai cittadini nel rispetto di tutte le garanzie.
Interoperabilità e applicazioni per i cittadini. Accesso ai servizi come inclusione sociale di molte categorie.
Cybersicurezza. Difesa dagli attacchi cibernetici.
Cittadinanza digitale L’aspetto umano. Digitalizzare vuol dire certo semplificare e velocizzare, ma anche aumentare le competenze e le capacità delle persone nella PA, nel privato, e ovunque, investendo nella formazione di tutte le generazioni.
È importante ricordare come tali obiettivi siano stati definiti tenendo presente che la trasformazione digitale debba essere posta a servizio dei cittadini per migliorare le condizioni di vita e far fronte alle nuove necessità che emergono dalla società moderna. Il fattore umano è fondamentale per la gestione della tecnologia e della transizione; pertanto, non si può prescindere dal sostegno e dall’educazione dei cittadini alla vita digitale affinché la tecnologia sia al servizio dei cittadini e non viceversa.
LA DIGITALIZZAZIONE DELL'INDUSTRIA EUROPEA
La Commissione europea propone l'iniziativa “Digitalizzazione dell'industria europea” (DEI) nell'ambito della strategia per il mercato unico digitale , l'iniziativa DEI mira a rafforzare la competitività dell'UE nelle tecnologie digitali e garantire che ogni azienda in Europa, a prescindere dal settore, ovunque sia il luogo, qualunque sia la dimensione, può trarre il massimo vantaggio dall'innovazione digitale.
Integrando le varie iniziative nazionali per la digitalizzazione dell'industria, le azioni DEI sono strutturate intorno a cinque pilastri principali:
Piattaforma europea di iniziative nazionali sulla digitalizzazione dell'industria
Questo forum di coordinamento dell'UE riunisce tutti gli Stati membri per garantire la coerenza e la guida collettiva. L'obiettivo è creare una massa critica di iniziative e investimenti per la digitalizzazione dell'industria e garantire l'impegno degli Stati membri, delle regioni e del settore privato per il raggiungimento degli obiettivi DEI.
Innovazioni digitali per tutti: Hub dell'innovazione digitale
I Digital Innovation Hub (DIH) sono sportelli unici in cui le aziende, in particolare PMI , startup e mid-cap, possono ottenere aiuto per migliorare il proprio business, i processi di produzione, i prodotti e i servizi attraverso la tecnologia digitale. Una delle principali priorità è quella di sostenere una forte rete di DIH per garantire che ogni azienda in Europa possa approfittare delle opportunità digitali.
Rafforzare la leadership attraverso partnership e piattaforme industriali
Per rafforzare la competitività dell'UE nelle tecnologie digitali, l' iniziativa DEI sostiene sia lo sviluppo di piattaforme industriali digitali che la sperimentazione su larga scala e i partenariati pubblico-privato (PPP) che forniscono gli elementi costitutivi della tecnologia digitale del futuro.
Un quadro normativo adatto all'era digitale
Un quadro normativo compatibile con il digitale è importante affinché l' industria e l'economia dell'UE si impegnino. Nell'ambito della strategia per il mercato unico digitale, la Commissione europea ha già proposto diverse misure per aggiornare i regolamenti in settori chiave per l'industria, come la sicurezza informatica e la libera circolazione dei dati
Preparare gli europei per il futuro digitale
Per trarre il massimo dalla trasformazione digitale dobbiamo garantire che tutti gli europei siano pronti per questi cambiamenti. Occorre adattare la forza lavoro e i nostri sistemi di istruzione e apprendimento, insieme a importanti investimenti nella riqualificazione dei cittadini. Iniziative europee come la coalizione delle competenze e dei posti di lavoro digitali e il programma delle opportunità digitali possono contribuire a colmare il divario.
Affinché l'Europa rimanga competitiva a livello internazionale, tutti i settori economici devono essere in grado di cogliere i benefici della trasformazione digitale.
Basandosi su una rete europea di poli dell'innovazione digitale, la Commissione mira ad aiutare le aziende a migliorare i propri processi, prodotti e servizi attraverso l'uso delle tecnologie digitali.
Solo circa 1 società su 5 in tutta l'UE è altamente digitalizzata. Allo stesso modo, circa il 60% delle grandi industrie e oltre il 90% delle PMI sono in ritardo nell'innovazione digitale. La rivoluzione digitale offre opportunità per grandi e piccole imprese, ma molte di loro hanno ancora difficoltà a sapere in quali tecnologie investire e come assicurarsi i finanziamenti per la loro trasformazione digitale.
In questo contesto, i Digital Innovation Hub (DIH) possono aiutare a garantire che ogni azienda, piccola o grande, high-tech o meno, possa trarre vantaggio dalle opportunità digitali. I DIH sono sportelli unici che aiutano le aziende a diventare più competitive per quanto riguarda i loro processi di business / produzione, prodotti o servizi che utilizzano tecnologie digitali.
I DIH forniscono accesso a competenze tecniche e sperimentazione, in modo che le aziende possano "testare prima di investire". Offrono inoltre servizi di innovazione, come consulenza finanziaria, formazione e sviluppo delle competenze necessari per una trasformazione digitale di successo.
IN ITALIA
Nel quadro dell’Agenda Digitale Europea, l’Italia ha sviluppato l'Agenda Digitale Italiana, una strategia nazionale per raggiungere gli obiettivi indicati dall’Agenda Europea.
L’Agenda Digitale italiana è stata elaborata in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Nell’ambito dell’Agenda Digitale Italiana sono state predisposte la Strategia italiana per la banda ultralarga e la Strategia per la Crescita Digitale 2014-2020 per il perseguimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale.
I numeri del nuovo QF 2021 2027 affermano un principio fondamentale: che gli investimenti nello sviluppo innovativo, intelligente ed inclusivo devono costituire la parte prevalente degli investimenti programmati, soprattutto con riferimento alle regioni avanzate e in ogni caso non potranno essere inferiori al 30%, con riferimento alle regioni meno sviluppate.
Traducendo in numeri, stiamo parlando di circa 100 miliardi di euro. Il fatto che l’Italia nel complesso non sia un innovatore forte denota un fallimento di fondo delle politiche strutturali e di sviluppo regionale. Perché un Paese che non innova o innova poco è un Paese che perde competitività e la perdita di competitività è l’anticamera del declino.
A tal proposito la nuova strategia d’innovazione sarà fondamentale per il Paese a livello Governativo nella Pubblica Amministrazione, ma anche ed in particolare nel settore privato, sia per il proprio mercato interno che in un’ottica di competitività delle aziende nel panorama europeo e mondiale.
Particolare attenzione, in riferimento alle P.A., sarà conferita al Programma Operativo Nazionale Governance e Capacità Istituzionale – Pon 2021 -2027 e agli Appalti Innovativi Agid. Segnaliamo inoltre, in tema di imprenditoria, alcuni riferimenti come il MISE e Invitalia.
IL PROGRAMMA EUROPA DIGITALE
La tecnologia digitale sta cambiando la vita delle persone. La strategia digitale dell'UE mira a fare sì che tale trasformazione vada a beneficio dei cittadini e delle imprese.
La Commissione europea è decisa a rafforzare la propria sovranità digitale e fissare norme, oggi quanto mai necessarie e che dovrebbero regolamentare anche il mondo social.
L’obiettivo di Europa Digitale è contribuire alla trasformazione digitale dell’Europa a vantaggio delle imprese, della Pubblica Amministrazione e dei cittadini tutti.
L'Europa digitale integrerà altri programmi dell'UE, come il programma Horizon Europe per la ricerca e l'innovazione, nonché il “Meccanismo per collegare l'Europa per le infrastrutture digitali” (CEF). È utile ricordare come il programma Europa digitale si basi chiaramente sui successi ottenuti dal programma Horizon 2020.
A tal proposito, la Commissione ha dato il via ai primi inviti a presentare proposte consultabili sul funding and tender portal.
La trasformazione digitale ha effetti su tutti i settori dell'economia e trasforma il nostro modo di vivere, lavorare e comunicare. Come i nostri trasporti, le infrastrutture industriali, l'istruzione e i servizi pubblici di alta qualità hanno garantito la prosperità dell'Europa in passato, così gli investimenti nelle capacità e nelle infrastrutture digitali strategiche, il miglioramento delle competenze e la modernizzazione dell'interazione tra i governi e i cittadini saranno alla base della nostra prosperità futura.
Particolare attenzione è riservata ai settori in cui la spesa pubblica produce il massimo effetto, in particolare migliorando l'efficienza e la qualità dei servizi nei settori di interesse pubblico come la sanità, la giustizia, la protezione dei consumatori e le pubbliche amministrazioni, nonché aiutando le piccole e medie imprese (PMI) ad adeguarsi al cambiamento digitale.
Il programma tiene altresì in considerazione il valore aggiunto derivante dalla combinazione del digitale con altre tecnologie abilitanti per massimizzare gli effetti della digitalizzazione:
potenziando le capacità dell'Europa nei settori chiave delle tecnologie digitali tramite un'implementazione su vasta scala;
ampliando la loro diffusione e adozione nei settori di interesse pubblico e nel settore privato.
Facciamo un esempio un esempio di sinergie tra fondi
Connecting Europe Facility (CEF) con un bilancio di 3 miliardi di euro, dedica una sua sezione a sostenere e catalizzare gli investimenti nelle infrastrutture di connettività digitale di interesse comune attraverso le seguenti azioni:
diffusione e accesso a reti ad altissima capacità, compresi i sistemi 5G, in grado di fornire connettività Gigabit nelle aree in cui si trovano i driver socioeconomici;
fornitura di connettività wireless di altissima qualità nelle comunità locali, gratuita e senza condizioni discriminatorie;
copertura ininterrotta con sistemi 5G di tutte le principali vie di trasporto, comprese le reti di trasporto transeuropee;
realizzazione di nuovi o significativi miglioramenti delle reti dorsali esistenti, compresi i cavi sottomarini, all'interno e tra gli Stati membri e tra l'Unione e i paesi terzi;
sviluppo di infrastrutture di connettività digitale relative a progetti transfrontalieri nei settori dei trasporti o dell'energia e / o supporto di piattaforme digitali operative direttamente associate alle infrastrutture di trasporto o energetiche.
LA MONTAGNA DIGITALE
Il Dipartimento per le politiche delle aree montane intende portare avanti, di concerto con i territori e gli Enti locali, lo sviluppo della rete digitale per adeguare e modernizzare un servizio fondamentale e imprescindibile in tutte le attività umane.
Grazie al recente dossier di Uncem “La Montagna in rete” si è potuto identificare il quadro attuale del livello di connettività della montagna italiana, se ne propongono di seguito alcuni passaggi per meglio comprendere la situazione digitale e i futuri obiettivi da raggiungere per adeguare le Terre alte a competere con il resto del Paese.
La Banda Ultra Larga
Nel 2014 è stato firmato l’Accordo di Partenariato tra Commissione Europea e Stato italiano per l’attuazione della programmazione 2014-2020 dei Fondi Europei che ha stabilito l’obiettivo di una integrale copertura del territorio nazionale con una percentuale “dell’85% della popolazione con infrastrutture in grado di supportare servizi a 100Mbps e superiori garantendo al restante 15% velocità di connessione pari a 30Mbps”.
L’Accordo ha garantito la disponibilità di risorse stanziate nell’ambito della programmazione dei Fondi strutturali comunitari pari a circa 2 miliardi di euro, garantiti nei Programmi operativi (regionali e nazionali).
Tale periodo di programmazione volge però al termine e gli obiettivi sono lontani dall’essere raggiunti.
Al giugno del 2018 (ultimo dato pubblicato) ben 4.895 dei 7.926 comuni italiani (il 61,8% del totale) aveva ancora una copertura delle proprie unità immobiliari inferiore al 40%. In larghissima misura si tratta proprio di piccoli comuni, nelle aree montane e rurali del Paese.
In questi comuni risiedono comunque oltre 11 milioni di abitanti, il 18,3% della popolazione nazionale, in un territorio che si estende a ricomprendere la metà circa della intera superficie del Paese. Una parte molto importante, ben 2.588 di questi comuni (il 52,9%) sono comuni montani e, rispetto al totale della montagna, la popolazione che risiede nei comuni serviti così inadeguatamente arriva al 46,9% rappresentandone quasi la metà.
Per di più questi comuni, i più periferici e discosti e dunque i più rarefatti, interessano oltre i 2/3 del territorio montano rispetto al quale il servizio di connettività viene sostanzialmente meno. Le regioni alpine sono quelle più penalizzate, con valori critici che interessano pressoché la totalità dei comuni (oltre il 90%) in Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e nella Province Autonome di Trento e Bolzano, con le regioni “più favorite” come la Lombardia o il Veneto dove, comunque, la quota dei comuni serviti meglio non supera rispettivamente 1/4 del totale.
Non diversamente se la passa l’Appennino centro settentrionale mentre migliore si presenta la condizione delle regioni meridionali dove Basilicata e Calabria collocano sopra soglia i 2/5 dei comuni montani e Sardegna e Calabria raggiungono dotazioni ancora maggiori.
Un confronto con le condizioni delle comunicazioni fisiche
Per paradossale che possa essere, lo stato della infrastrutturazione per le comunicazioni immateriali, infrastrutture più leggere e più smart, descrive un quadro di penalizzazioni territoriali per le Montagne italiane che è oggi peggiore di quello determinato dall’assetto delle più tradizionali infrastrutture stradali e ferroviarie.
A presentare condizioni di accessibilità ai servizi decisamente inadeguate che determinano l’insorgere di effettive condizioni di perifericità sono oggi infatti 2.101 comuni italiani per i quali l’assetto delle reti non consente di accedere in 30 minuti di spostamento automobilistico ad una minima soglia di concentrazione demografica che corrisponde al livello di una città media (50.000 abitanti).
Sono circa 500 in meno i comuni fortemente penalizzati dall’assetto attuale della BUL come pure di circa 500.000 abitanti si riduce sino al valore di 3,6 milioni circa l’ammontare della popolazione montana in cattive condizioni di accessibilità. Un dato marcatamente peggiore delle comunicazioni immateriali, rispetto a quello garantito dalle infrastrutture per la mobilità delle persone, caratterizza con decisione il quadro delle Montagne Alpine dove le condizioni di perifericità riguardano quote variabili tra il 30 e il 60% dei comuni montani e tra il 20 e il 30% della relativa popolazione rispetto a penalizzazioni nelle infrastrutture immateriali che riguardano l’80-90% dei comuni e il 50-70% della popolazione.
Opposta la situazione delle regioni meridionali appenniniche dove i comuni montani “sotto soglia” di accessibilità fisica raggiungono l’80-90% del totale mentre quelli penalizzati dalla fibra sono il 30-60% (con una punta dell’80% in Campania).
L’Appennino centro settentrionale è quello che presenta forse le condizioni peggiori con una rilevante perifericità determinata dalle connessioni di trasporto (70-80% dei comuni “sotto soglia”) confermata da un quadro altrettanto negativo (70-90% dei comuni con valori critici) determinato dalle infrastrutture per la connettività telematica.
LA TELEFONIA MOBILE
La telefonia mobile è sicuramente un tema fondamentale per i territori a bassa densità dove risiedere, muoversi e operare deve poter avvenire in relazione diretta con chi, da lontano, deve esserci vicino. Da luglio a settembre 2019, l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, ha ricevuto 1450 mail con le segnalazioni delle aree del Paese non coperte dal segnale di telefonia mobile, da parte di Sindaci, Amministratori locali e cittadini. Un’analisi partita dal basso ha permesso ad UNCEM di comporre un elenco con 1220 località, comuni e relativi borghi, frazioni, strade, pezzi di territorio dove telefonare, mandare un messaggio, navigare in internet con il proprio smartphone è impossibile o quasi.
La rappresentazione di questa realtà è naturalmente una rappresentazione parziale del fenomeno, risentendo non solo della sua oggettiva distribuzione quanto anche della risposta ricevuta e dunque della capacità di UNCEM di accreditarsi presso i Comuni come interlocutore rilevante per le politiche della connettività. In tutta Italia le segnalazioni di mancanza di copertura o di disfunzioni ricevute da UNCEM riguardano 669 comuni, 510 dei quali classificabili come comuni montani.
Sono l’9,4% dei comuni italiani ma il 14,9 dei comuni montani nei quali ultimi risiede quasi 1,3 milioni di abitanti. Il Piemonte è la regione dove il disagio è più rappresentato dalla numerosità dei comuni che lo segnalano (292, di cui 212 montani con oltre 300mila residenti), vuoi per la peculiare frammentazione del ritaglio amministrativo comunale, vuoi per il tradizionale radicamento di UNCEM nella Regione.
Disagi importanti (anche in relazione alla numerosità della popolazione residente nei comuni interessati) ci sono anche tra i comuni montani della Sardegna (32 comuni con oltre 200mila residenti) della Lombardia, del Veneto, della Toscana, dell’Umbria dove si sfiora o si supera la soglia dei centomila abitanti.
Questa è l’attuale situazione della rete digitale nelle aree montane dove risultano evidenti ampi margini di intervento per migliorare e adeguare la connettività dei Comuni situati sulle Alpi e gli Appennini. Come Dipartimento per le politiche delle aree montane, saranno valutate e proposte iniziative in concerto con i territori, i Comuni e le associazioni di riferimento, per includere le Terre Alte nel grande e moderno circuito digitale e migliorare la vita di chi, da sempre, vive e mantiene viva la Montagna.
LA GUERRA DIGITALE
La guerra in corso sta dimostrando come non si possa prescindere dalla dimensione digitale. L’utilizzo di tecnologie moderne per sferrare attacchi alle infrastrutture critiche, la diffusione di fake news e il coinvolgimento di attori non statali “hacker” come Anonymous sono soltanto la punta di un iceberg che vede nella guerra ibrida una nuova frontiera dell’epoca contemporanea.
Per evitare la divulgazione di informazioni manipolate dai russi a fini di propaganda il Ministro della Trasformazione digitale ucraino ha fatto richiesta ufficiale (bocciata) della revoca dei domini russi.
(Richiesta a: ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), e al RIPE NCC (Réseaux IP Européens Network Coordination Centre).
Quale la motivazione della bocciatura
Sebbene la richiesta ucraina si fondi sulla volontà di bloccare la macchina propagandistica russa, nonché sulla necessità di impedire ulteriori attacchi cyber alle infrastrutture ucraine, spegnere Internet avrebbe come conseguenza principale quella di tagliare fuori da Internet i cittadini russi, impendendo agli utenti di accedere alle mail, di scaricare app, di accedere a 5 milioni di domini, tra i quali sono inclusi organizzazioni non governative, associazioni, siti di dissidenti politici come il quotidiano indipendente Novaya Gazeta, il cui editore Dmitry Muratov è stato insignito del Nobel per la pace nel 2021.
Non è un caso che l’Internet shutdown sia una misura ormai in voga nei regimi dittatoriali finalizzata a sopprimere le rivolte e silenziare i dissidenti politici. Ne sono un esempio lo shutdown ordinato dal governo del Myanmar lo scorso aprile durante le proteste di massa contro il regime, o ancora il più recente ordinato nel gennaio 2022 in Kazakhstan per la soppressione delle rivolte, dove per più di 5 giorni i cittadini non hanno potuto accedere ai siti, applicazioni e app di messaggistica, con un effetto boomerang sul governo kazako e una spesa di 400 milioni di dollari.
Sebbene gli impatti economici degli shutdown siano assolutamente di rilievo (solo nel 2022 il costo totale di 13 internet shutdown in otto Paesi è stato di 1,6 miliardi di dollari), la conseguenza principale è stata quella di mettere a tacere le rivolte e la voce dei dissidenti politici, sopprimendo i loro diritti e la possibilità di ribellarsi ai regimi manifestando il loro dissenso. In aggiunta, un eventuale shutdown potrebbe portare all'irreparabile frammentazione dell’Internet globale.
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