A causa della volatilità dei prezzi dell’energia, da qui ai primi sei mesi del 2023 in Italia saranno a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro, ma quali sono concretamente le risposte della Commissione Europea alle difficoltà del mercato energetico?
L'UE si è concentrata sul piano REPowerEU, che mira a trasformare il sistema energetico europeo ponendo fine alla dipendenza dell'Europa dai combustibili fossili russi e ad affrontare la crisi climatica. La Commissione mette in primo piano il risparmio energetico come arma per la riduzione delle bollette, ma per quanto sulla carta possa essere apprezzabile perseguire un percorso green, ci sono molteplici criticità: quella principale è legata al supporto di nuove infrastrutture, come i rigassificatori e i gasdotti, nuova produzione e nuovi contratti di lungo periodo che risultano incompatibili con gli obiettivi fissati, poiché tali infrastrutture rischiano di diventare rapidamente obsolete e permanentemente costose man mano che l’Europa dovesse avanzare nella decarbonizzazione. Inoltre sarebbe auspicabile che la stessa UE fornisse energia a basso costo alle industrie ad alta intensità (per il momento non esistono economia o infrastrutture a idrogeno per il settore siderurgico).
Per quanto riguarda il nostro Paese, l’Italia sta perdendo terreno nel confronto economico con i partner europei, assieme ai quali dovrebbe invece perseguire una più armonica strategia energetica comune. Secondo Eurostat sono 109 i reattori attivi nei 13 paesi dell’Unione europea che producono energia e che hanno garantito un quarto dell’intera produzione energetica della Ue. A fronte dell’urgenza di un’azione, vi sono responsabili politici e organi d’informazione che vanno diffondendo l’illusione che sia seriamente possibile affrontare il dissesto energetico facendo ricorso alle varie nuove forme di sfruttamento dell’energia.
Attualmente l'UE non può acquistare energia direttamente da partner terzi, ma può facilitare e coordinare le azioni degli Stati membri e rafforzare la posizione negoziale collettiva dell'UE sui mercati mondiali dell'energia. Come Gruppo Lega – Identità e Democrazia abbiamo chiesto il Price cap, il tetto ai costi di luce e gas e di istituire un’entità unica europea per acquistare il gas a un determinato prezzo. Un tale tetto esporrebbe tuttavia quanti riforniscono questo mercato a forti perdite, nel momento in cui il prezzo all’ingrosso fosse superiore a quello prefissato per la vendita ai clienti finali. Per garantire le forniture occorre quindi compensare gli operatori per la differenza tra prezzo capped e prezzo di mercato. In alternativa potrebbero essere messe in atto forme di ristoro direttamente rivolte ai clienti finali che si intende proteggere. Questo meccanismo è quello più facilmente attuabile e ricalca la strada seguita dal nostro Governo sin dall’autunno 2021 per venire incontro all’aumento dei prezzi dei servizi energetici e carica tutto l’onere degli alti prezzi dell’energia sul bilancio pubblico e i contribuenti. La misura, non incidendo sul prezzo del gas importato dalla Russia, non avrebbe invece alcun impatto sulla dipendenza energetica, lasciando inalterati i pagamenti e i flussi di importazione. In questo momento di crisi in cui tutti gli Stati dovrebbero essere uniti per fronteggiare la crisi economica e del gas esacerbata ancor più dagli attacchi ai gasdotti Nordstream, le posizioni nazionalistiche però non mancano di manifestarsi. La Germania, per esempio, sta mettendo in campo un maxi-scudo da 200 miliardi “contro la guerra energetica” ma anche contro la recessione data per certa a inizio 2023 e contro l’inflazione che a settembre è arrivata al 10%, per la prima volta a due cifre dalla guerra di Corea all’ inizio degli anni 50.
Insomma l'Europa continua a buttare la palla avanti senza decidere, facendo prevalere gli interessi nazionali, dando riposte vaghe e ideologiche: vengono richiesti sacrifici ai cittadini europei, ma l’Europa in sé non è disposta a farne.
Quando ascolto “dal pulpito” suggerimenti per contenere lo spreco energetico indirizzati alla popolazione penso che bisognerebbe dare l’esempio, iniziando dal chiudere quel doppione inutile e oneroso della sede del parlamento europeo di Strasburgo.
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