Riporto in seguito la posizione del Dipartimento per le politiche delle Aree montane della Lega sul tema, quello dei lupi, sempre più attuale e di crescente rilevanza nel lavoro svolto da allevatori e margari in difesa delle greggi.
A seguito dell’incremento della popolazione di lupi dovuta alle efficaci politiche di ripopolamento, questi predatori, oggi, rappresentano un problema serio lungo tutto l’arco alpino e appenninico, una situazione grave per gli allevatori di montagna. Da parte delle istituzioni, a ogni livello, è evidente la necessità di nuovi interventi per gestire il fenomeno oltre al piano di monitoraggio della presenza dei predatori e ai risarcimenti economici per quei proprietari che perdono i propri capi di bestiame.
In qualità di responsabile per il Dipartimento delle politiche per le Aree montane sono convinto che le attuali misure in campo non siano più sufficienti: risorse per monitorare i branchi e risarcire i margari non sono la soluzione al crescente numero di attacchi (circa 180 episodi nel 2019 nel solo Piemonte con la perdita di oltre 350 esemplari tra pecore, capre e bovini). In questo scenario bisogna però evitare, come prima cosa, la polarizzazione delle due ‘tifoserie’ ovvero tra chi condivide la linea dell’eliminazione del lupo per risolvere il problema alla radice e chi considera questi predatori intoccabili condannando, di fatto, chi alleva in quota e alpeggio ad abbandonare questa tradizionale pratica.
La posizione del Dipartimento Montagna è contraria alle politiche di abbattimento di lupi, orsi, cinghiali e altri animali (carnivori e non) presenti nei loro habitat naturali; la chiave di lettura deve passare dal concetto base di contenimento della specie, questa è la cifra comunicativa che deve essere il filo conduttore della politica chiamata a rispondere e, soprattutto, a risolvere l’attuale criticità presente sulle Alpi e gli Appennini. Non si possono condannare pastori e imprese agricole ad abbandonare gli alpeggi per il dilagare degli attacchi alle greggi, con le conseguenti gravi perdite anche economiche, come non si può risolvere la questione con l’abbattimento sistematico dei lupi impoverendo un ecosistema che vede, da sempre, la presenza di questo animale come parte integrande dell’habitat di montagna. L’azione di contenimento, valutati il numero dei branchi con la dimensione del territorio in cui vivono, deve essere messa in pratica per garantire una giusta densità tra esemplati e area soggetta e ridurre le criticità con la popolazione e le attività umane presenti.
Negli ultimi anni sono stati condotti molti studi per comprendere la questione dei grandi predatori (orsi, lupi, linci e ghiottoni) in Europa; tra politiche di ripopolamento e di conservazione della fauna selvatica sempre più attuale è diventata, appunto, la questione dell’eccessiva presenza di alcune specie di predatori nelle aree rurali e montane con il conseguente aumento di attacchi a greggi e mandrie.
Nella mappa le aree in cui sono presenti branchi stabili di lupi.
Questi animali sono tra i gruppi di specie più difficili da reintegrare nel paesaggio europeo, dopo secoli di persecuzioni si stanno ora riprendendo in molte aree d'Europa grazie alla legislazione favorevole; di conseguenza una vasta gamma di conflitti è ricomparso (dopo molti decenni) e si è intensificato, compresa la depredazione fenomeno economicamente costoso in bestiame e animali domestici ma, appunto, assente da tempo come rivelano le statistiche: circa l’80% dei capi predati era incustodito. L'obiettivo deve essere un rinnovato impegno per coinvolgere e ricercare, con tutte le parti interessate, delle soluzioni utili per la conservazione dei grandi carnivori garantendo al contempo la coesione con le popolazioni umane e le attività di pascolo e allevamento.
Diversi studi europei individuano delle ‘azioni trasversali’ tra specie e popolazione ovvero delle ‘buone pratiche’ da condividere, ove possibile, sui territori interessati, le riporto brevemente:
- Prevenire la frammentazione dell'habitat e ridurre i disturbi associati allo sviluppo delle infrastrutture;
- Ridurre la depredazione dei grandi carnivori sul bestiame adattando l'allevamento, migliorare l’accesso all'assistenza economica e tecnica;
- Integrare le esigenze di gestione dei grandi carnivori nelle strutture esistenti per la fauna selvatica e delle foreste;
- Migliore coordinamento transfrontaliero nella gestione dei grandi carnivori.
- Standardizzazione delle procedure di monitoraggio;
- Gestire cani randagi e selvatici per ridurre l'ibridazione con i lupi;
- Sviluppare e diffondere tra i territori le buone pratiche per l’eco-turismo e la consapevolezza dei rischi portati dai grandi carnivori.
Recerti studi stimano in Europa la presenza di circa dieci mila lupi dei quali oltre ottocento nella penisola italiana suddivisi tra Appennini e Alpi, per questa specifica area, come per tutte quelle in cui vi è la presenza di questo animale sul continente, esistono studi e azioni specifiche per la loro gestione, conservazione e convivenza con l'uomo.
Per l’area alpina sono istituite tre specifiche azioni: (1) creazione di un Comitato Internazionale del Lupo Alpino; (2) creazione di modelli spaziali per la gestione della popolazione di lupi affrontando esplicitamente la distribuzione tra i paesi alpini; (c) miglioramento della qualità delle recinzioni, uso corretto dei cani da guardia del bestiame.
Anche per la popolazione presente nell’area appenninica si sono elaborate le seguenti azioni: (1) identificare e mappare le aree prioritarie per la conservazione del lupo in cui concentrare le azioni e le risorse; (2) implementare una banca dati nazionale (collegata alla popolazione di lupi alpini) per organizzare, archiviare e rendere pubblici tutti i dati sulle popolazioni di lupi (distribuzione, genetica, censimento, monitoraggio), uccisioni illegali e accidentali, depredazioni di bestiame, indennità pagate; (3) approvare una linea guida nazionale per ridurre la diversità dei protocolli di verifica e risarcimento dei danni.
Queste ricerche, che riassumerò nei prossimi approfondimenti su questo blog, analizzano le tante situazioni presenti in Europa; l'obiettivo del Dipartimento sarà quello di proporre buone pratiche, avviare nuovi studi, anticipare future problematiche, condividere, riassumere e monitorare le azioni specifiche presenti nelle legislazioni degli Stati europei sui grandi carnivori: orso, lupo, lince e ghiottone per una corretta convivenza.
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